L’impatto della crisi da Covid-19 sugli acquisti degli italiani

10 Marzo 2021

Fin dalle prime fasi della pandemia abbiamo cercato di identificare le direttrici del cambiamento di consumo, con il supporto dei dati Nielsen. Il Covid-19 ed il Lockdown dei primi mesi del 2020 hanno obbligato gli italiani a passare più tempo a casa con un impatto positivo dal punto di vista dei consumi ma negativo dal punto di vista della disponibilità economica.

Le direttrici che abbiamo identificato sono 4:

  1. La crisi economica – La storia insegna che in tempi di ristrettezze ha senso aspettarsi una polarizzazione di consumi e una maggiore ricerca di rassicurazione;
  2. La crisi sanitaria – Diventa sempre più rilevante il tone of voice del canale e delle insegne, con una preferenza ai prodotti locali per aiutare l’economia del paese ma anche per un maggiore senso di sicurezza alimentare.
  3. La sfera domestica – Il maggior tempo passato in casa ha cambia modalità di consumo, tornano in dispensa gli ingredienti e lo dimostrano le categorie che hanno avuto le migliori performance, creando anche casi che hanno fatto scalpore come gli scaffali del lievito di birra vuoti, prodotto che è cresciuto del +56% in valore rispetto al periodo corrispondente dell’anno precedente. Tra gli altri tassi d’incremento significativo, in pole position abbiamo visto la farina (+33%) ed in generale gli ingredienti di pasticceria (+33%) e le basi (+20%). Inoltre si hanno nuove occasioni di consumo come la pausa pranzo a casa e non più in mensa/bar ed aumenta l’acquisto ed il consumo di alcolici (che segnano un +25% tra aperitivi alcolici e spirits, o le birre +15% ed i vini Doc/Igp +8%) dati i momenti di convivialità spostati tra le mura di casa.
  4. La new digital era: Tutto ciò che è capace influenzare le scelte prima dell’ingresso in store ha un ruolo chiave nell’acquisto.

Ma la vera domanda è come la Crisi da Covid-19 impatterà gli acquisti degli italiani? Già ora il 47% delle famiglie Italiane dichiara che cercherà di limitare le proprie spese, a seguito di una riduzione reale o percepita del reddito. Infatti, si vede già un comportamento polarizzato nell’acquisto nel periodo successivo al Lockdown (Maggio-Settembre)

  • Le famiglie non impattate dalla crisi hanno aumentato la loro spesa FMCG del 7,4%
  • Le famiglie impattate dalla crisi hanno ridotto la loro spesa FMCG del 2,9%

Sarà interessante vedere come la situazione evolverà ma sicuramente le famiglie con minore disponibilità di reddito mostreranno le dinamiche più rilevanti. Infatti, circa il 51% afferma di avere un reddito famigliare che è stato direttamente impattato dalla pandemia, questo si tradurrà in 2 campi d’azione: le famiglie a basso reddito impattate stanno sostituendo marca leader con marca del discount mentre le famiglie con reddito sopra la media, non impattate dalla crisi stanno prediligendo la marca del distributore.

La pandemia, oltre alle vite, ha stravolto le abitudini e le categorie di consumo. I bar e ristoranti chiusi, la DAD e lo smartworking, il timore di assembramenti, ecc… sono tutti fattori che hanno influito fortemente ed hanno portato a modificare le consuetudini della vita quotidiana dando alla luce effetti di cambiamento rilevanti.

Il quesito che ci si pone è: quante e quali di queste abitudini sono figlie dell’emergenza sanitaria e quanti e quali sono da considerare strutturali e quindi acquisite definitivamente e destinate a restare?

Il trend chiaro e definito che, grazie o a causa della crisi sanitaria, osserviamo è quello della migrazione verso l’alternativa salutistica mantenendo inalterato il gusto senza però dimenticare l’innovazione che ha preso un ruolo fondamentale nell’industria, non solo in termini di prodotto ma anche size e packaging.

Vedremo quali saranno le categorie che registreranno le performance più interessanti in questo 2021, un anno di stallo tra quando la pandemia è iniziata e quando la pandemia potrà considerarsi passata.