Il trend degli insetti nel piatto: un alimento per tutti?

30 Marzo 2023

Insetti nel piatto, il rapporto con il plant based e il concetto dell’entovegan; il pericolo per l’ambiente dovuto a immissione di specie in località non loro e i costi energetici degli allevamenti

Gli alimenti contenenti insetti sono scelti dai consumatori plant based?

Gli alimenti contenenti insetti sono stati sdoganati di recente dallo studio Insect-based food: What consumers think, condotto dall’Università di Bergamo in collaborazione con un produttore di farina di grilli: il 30% degli italiani sarebbe disposto ad acquistare alimenti che contengono larve del verme della farina minore (Alphitobus diaperinus), larva della farina (Tenebrio molitor), locusta migratoria e grillo domestico (Acheta domesticus). Un’indagine flash svolta dall’EngageMinds HUB, Centro di ricerca dell’Università Cattolica di Cremona, ridimensionerebbe però la percentuale di coloro che sono propensi a portarli in tavola a un 15%.

La produzione di questi cibi, pur emettendo meno CO2 e avendo bisogno di meno acqua rispetto al tradizionale allevamento animale, in realtà nasconde diverse problematiche e non possono essere considerati propriamente prodotti plant-based. Scopriamo il perché:

Ecologia

Lontano dall’essere “naturale”, il loro allevamento al fine dell’alimentazione umana è più vicino a una produzione di laboratorio a filiera controllata, al pari della carne coltivata contrastata in Italia: solo così si possono evitare contaminazioni con patogeni, micotossine e altri inquinanti. Le strutture nei quali gli insetti nascono, vivono e vengono uccisi hanno temperature elevate, da qui l’impatto dovuto al consumo energetico.

Va anche preso in considerazione un altro tema importante: quali conseguenze potrebbero esserci se gli esemplari riuscissero a fuggire?

Etica

Se un maiale può sfamare molte persone e i sottoprodotti possono essere usati in molti settori grazie all’economia circolare, quanti grilli, quante larve, quante locuste sono necessari per un pranzo? È vero: ci sono vegani che accettano di mangiarli visto che fanno poca tenerezza (in questo caso però non si parla più di vegan ma di entovegan), ma chi sceglie di non sfruttare gli animali può scientemente nutrirsi con un alimento che contiene decine di vite? E anche terminate in modo doloroso come nel caso del grillo, quello ad oggi più diffuso negli alimenti: dopo un digiuno di 24 ore, necessario per permettere lo svuotamento intestinale, gli insetti vengono uccisi mediante congelamento.

Salute umana

Promossi dall’EFSA alcune tipologie di insetti sono state giudicate sicure, ma esiste la grande questione delle allergie, presente anche all’ente europeo: essendo cibi proteici il loro consumo può scatenare diverse manifestazioni allergiche e il loro consumo abituale potrebbe portare a una sensibilizzazione a chi non soffre attualmente di alcun disturbo.

Tutti i trattamenti, inoltre, a cui gli insetti sono sottoposti dopo l’uccisione, li classificano tra gli ingredienti “ultra processati”, non amati dai salutisti.

In conclusione si tratta sicuramente di un mercato nuovo che presenta sicuramente alcuni aspetti controversi: queste possibilità, del tutto nuove, hanno risvolti complessi e difficilmente incanalabili nelle logiche conosciute.