COP28, l’accordo sul clima per la transizione dai combustibili fossili

Cop 28 Sostenibilità Plantbased

19 Febbraio 2024

Con l’aumento delle temperature medie globali e gli eventi climatici estremi che diventano sempre più frequenti, la necessità di azioni concrete è più urgente che mai. La COP28, la cui ultima edizione si è tenuta a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023, rappresenta un’opportunità unica per i leader mondiali di rispondere a questa crisi con impegni significativi e strategie a lungo termine. Vediamo cosa è emerso dalla Conferenza e cosa aspettarci nel prossimo futuro.

 

Le premesse della COP28

La COP28, tenutasi a Dubai, segue una lunga serie di conferenze annuali iniziate nel 1995 come parte della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). Queste conferenze rappresentano il fulcro degli sforzi globali per coordinare la risposta al cambiamento climatico. La necessità di tali incontri è nata dalla crescente comprensione che il cambiamento climatico rappresenti una minaccia trasversale che richiede un’azione collaborativa e globale.

Le precedenti edizioni della COP hanno gettato le basi per l’ultima edizione – come l’adozione del Protocollo di Kyoto nel 1997, che ha introdotto impegni legalmente vincolanti per la riduzione delle emissioni, e l’Accordo di Parigi del 2015, che ha segnato un importante passo avanti nell’impegno globale per limitare l’aumento della temperatura media mondiale. Ogni conferenza ha contribuito a plasmare e raffinare gli obiettivi climatici globali, portando a una comprensione più profonda e a un impegno più forte contro il cambiamento climatico – fino alla COP28, che ha segnato un punto di svolta in tema di combustibili fossili.

 

L’accordo storico della COP28: un nuovo percorso per i combustibili fossili

La COP28 ha visto un cambiamento fondamentale nella narrazione sui combustibili fossili. Il termine chiave è stato “phase-out” (cioè l’eliminazione graduale dei combustibili fossili), punto di partenza dei dibattiti, è stato sostituito con “transitare”, a indicare un passaggio più graduale e forse pragmatico dall’uso di questa fonte energetica. Un cambiamento che, sebbene sottile, ha un impatto significativo sul modo in cui le politiche energetiche saranno formulate e attuate nei prossimi decenni.

L’obiettivo della transizione è di guidare il pianeta verso l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra entro il 2050, in linea con le raccomandazioni della scienza climatica. Per realizzare questo obiettivo, è previsto che le emissioni globali di carbonio raggiungano il loro apice massimo entro il 2025. Tuttavia, l’accordo riconosce le esigenze specifiche di singoli paesi (come la Cina), consentendo loro una certa flessibilità per raggiungere il picco delle emissioni in un momento successivo. Questa disposizione mira a bilanciare gli obiettivi globali con le realtà nazionali.

Il presidente della COP, Ahmed Al-Jaber, ha sottolineato che l’accordo non solo include esplicitamente i combustibili fossili nel suo testo, ma stabilisce anche obiettivi concreti, tra cui triplicare le capacità di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. L’accordo sollecita inoltre lo sviluppo di tecnologie a basso contenuto di carbonio, come l’energia nucleare e l’idrogeno, e supporta la cattura e lo stoccaggio del carbonio.

 

Le reazioni e le critiche internazionali

La decisione di rimuovere la dicitura “phase-out” ha generato una serie di reazioni contrastanti. Mentre alcuni hanno accolto favorevolmente questo approccio come più realistico e fattibile, altri hanno espresso preoccupazioni che ciò possa indebolire l’urgenza e la determinazione necessarie per affrontare la crisi climatica. Figure come John Kerry e Ursula von der Leyen hanno invece espresso un cauto ottimismo sull’accordo, riconoscendone i punti di forza nello stabilire obiettivi concreti e promuovere la cooperazione internazionale. Tuttavia, esponenti come Jean Su del Center for Biological Diversity hanno sollevato preoccupazioni sulle potenziali scappatoie che potrebbero permettere di continuare comunque a utilizzare i combustibili fossili.

L’accordo, in sostanza, rappresenta un equilibrio tra innovazione e compromesso. Includere specificamente i combustibili fossili nel testo è un passo avanti significativo; la sostituzione del termine “phase-out” con “transitare” riflette poi un punto di incontro tra le diverse parti negoziali, alcune delle quali fanno resistenza di fronte a un’immediata eliminazione dei combustibili fossili.

 

Le sfide nell’attuazione degli obiettivi della COP28

L’accordo raggiunto alla COP28 enfatizza con forza la necessità di una cooperazione internazionale nella lotta al cambiamento climatico, un impegno collettivo e coordinato a livello globale per raggiungere gli obiettivi concordati.

Una componente essenziale del successo di questo accordo sarà l’efficace implementazione delle sue direttive. È quindi indispensabile un monitoraggio rigoroso dei progressi compiuti dai singoli Paesi, assicurando che gli impegni presi si concretizzino in azioni tangibili e misurabili – soprattutto per i Paesi in via di sviluppo e per le piccole isole, spesso i più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico, ma con risorse limitate per affrontarlo.

Nonostante alcune imperfezioni e sfide non trascurabili, l’accordo della COP28 segna un traguardo importante nella marcia verso un futuro più sostenibile. Questo accordo getta le basi per le discussioni future sulla politica climatica e sulla transizione energetica, fungendo da catalizzatore per ulteriori progressi. La COP28 ha così aperto un nuovo capitolo nella storia degli sforzi internazionali per combattere il cambiamento climatico. La vera misura del suo successo sarà determinata dalla capacità e dall’impegno delle nazioni di tutto il mondo nell’attuare le azioni necessarie per realizzare gli obiettivi ambiziosi delineati in questo accordo storico.