Atlante punta sul cibo di qualità: “Così portiamo l’Italia nel mondo” – Intervista Natasha Linhart a Il Resto del Carlino

22 Aprile 2024

Natasha Linhart, intervistata da Il Resto del Carlino, condivide in esclusiva la storia e il futuro di Atlante, offrendo un’istantanea avvincente del percorso imprenditoriale che ha reso l’azienda un punto di riferimento nel settore alimentare.

Atlante punta sul cibo di qualità: “Così portiamo l’Italia nel mondo”

La fondatrice Natasha Linhart: in trent’anni da zero a 250 milioni di fatturato, ma cresceremo ancora

Intervista a Natasha Linhart su Il Resto del CarlinoNon ci basta essere bravi, vogliamo essere i migliori. Facile a dirsi, meno a farsi. Eppure in trent’anni Natasha Linhart – sangue inglese, ma bolognese d’adozione – ha fatto della sua Atlante (sede a Casalecchio di Reno) uno dei primi partner strategici cui le principali catene italiane si affidano per la selezione, l’importazione e la distribuzione di prodotti alimentari da tutto il mondo, e viceversa, canale del made in Italy all’estero. «Siamo partiti da zero nel 1994 – ricorda l’imprenditrice inglese, ceo e azionista di maggioranza –, oggi fatturiamo 250 milioni di euro e abbiamo 107 dipendenti di 12 nazionalità».

Con quali obiettivi?
«Il nostro business plan ci porterà nel 2026 a 350 milioni di fatturato con un piano di assunzioni di altre trenta unità qui a Bologna. In tre anni arriveremo a 140 dipendenti».
Ma non si vive di solo import export,  il business è anche altro.
«Certo, altrimenti sarebbe una banale transazione, acquistare e vendere. Invece il nostro obiettivo è di distinguerci per autorevolezza e competenza, siamo estremamente attenti a ciò che proponiamo e a come lo proponiamo. Siamo studiosi delle materie prime alimentari, come e dove cercarle meglio, qual è l’influenza climatica, ma anche geopolitica, e poi tutte le dinamiche mondiali che incidono sul mondo del food. Dobbiamo portare sul mercato prodotti che siano sani, sicuri, buoni e di origine certificata, e che siano in linea con le aspettative del cliente sul piano economico. Trent’anni fa bastava proporre un prodotto al compratore e dire che era a buon mercato, sano e buono, ora non basta: il mercato è più esigente e sofisticato. In azienda abbiamo un team di tecnologi alimentari che la assicura sicurezza, qualità e lagalità dei prodotti, un team per il supply chain che pianifica i fabbisogni, individua le migliori rotte e porta efficienza e riduzione dei costi, il nostro finance & legal che ci garantisce la puntualità e la regolarità di tutto quello che facciamo e un team marketing che da valore alle nostre proposte e ad ATLANTE in generale».

E il vostro rapporto con la realtà bolognese e italiana?
«Vogliamo porci come opinion leader attraverso una serie di iniziative. A giugno terremo la seconda edizione del Technical and Supply Chain Summit coi nostri partner commerciali e personalità autorevoli, come ad esempio l’astronauta Paolo Nespoli, ma anche molti altri. Lo scorso novembre, invece, abbiamo organizzato la prima edizione della Giornata della consapevolezza al Mast, tema la sostenibilità e l’impatto dei cambiamenti climatici. Lavoriamo con il Banco alimentare da sempre a Bologna e fin dal 2017 abbiamo avviato un’importante collaborazione con la Bologna Business school assumendo studenti che seguono il Master specifico sul food and wine. Quest’anno finanzieremo una borsa di studio per una studentessa che ha dimostrato di essere molto brava».

Azienda all’avanguardia?
«Nella nostra visione deve essere un posto nel quale i dipendenti amano lavorare, li incoraggiamo sul piano professionale con percorsi di carriera e crescita; dall’altra parte è bello vivere una sorta di comunità e lo facciamo con attività semiludiche, sportive e culturali. Siamo anche sponsor del Bologna football club, ci dà prestigio e ci auguriamo vada in Champions».

Parliamo di made in Italy, che cosa chiedono all’estero?
«Faccio una premessa: noi non lavoriamo per i produttori, lavoriamo per i nostri clienti. Un esempio: il distributore cerca un prodotto, anche particolare, e noi gli proponiamo tutte le possibili soluzioni in termini di qualità, affidabilità, prezzo, capacità produttiva, certificazioni. Sostanzialmente siamo realizzatori di progetti. In Italia lavoriamo con più di 200 produttori. In questo momento di crisi l’Italia è favorita, perché la cucina è fatta di ingredienti buoni e dalla preparazione semplice, quindi molto facile da esportare. La pasta è meravigliosa e c’è anche una grandissima richiesta di sughi, poi i vari pesti, aceto balsamico di qualità, formaggi, vini e tutte le specialità regionali. Abbiamo un partner svizzero, Migros (detiene il 20% di Atlante), che ha creato il brand Da Emilio e vuole rappresentare l’Italia nel mondo».

E dall’estero in Italia?
«In primis le specialità greche, soprattutto lo yogurt, ne importiamo 50 milioni di vasetti all’anno, poi la feta e l’halloumi da Cipro. La seconda categoria è la birra, che importiamo da Germania, Francia, Repubblica Ceca, Spagna, Belgio quindi la cioccolata svizzera, prodotta dal nostro socio Migros, e tutta una serie di specialità etniche, sciroppo d’acero dal Canada, sciroppo d’agave dal Messico, salse di soia dalla Malesia, dall’India riso basmati».

Clienti?
«La grande distribuzione, il discount e il foodservice, ovvero delle aziende che fanno ristorazione collettiva. Uno dei nostri mercati più importanti è l’Uk, abbiamo una filiale in Inghilterra con dieci colleghi e serviamo la grande distribuzione principalmente con prodotti italiani».