Anticipare l’imprevedibile

4 Aprile 2023

Record storici di volatilità delle commodity, disequilibri tra domanda e offerta esasperati da problemi climatici, di logistica, dalla pandemia, da variabili geopolitiche, e da dinamiche finanziarie legate a tassi di cambio e tassi di interesse.

Il CEO di Atlante Natasha Linhart ripercorre le sfide dell’attuale scenario globale e delinea alcuni scenari e strategie per affrontare il futuro.

Lo scenario globale

  1. Il modello globale di supply chain just in time che ha caratterizzato gli ultimi decenni – basato sull’esasperata ricerca di competitività e sulla specializzazione spinta di zone geografiche di elezione – mostra segni di profonda crisi.
  2. La meccanizzazione e l’utilizzo di tecnologie agronomiche avanzate, pesticidi e fertilizzanti hanno permesso di moltiplicare le rese. Quanto più complessa è l’architettura, però, tanto maggiore il rischio che qualcosa si inceppi, compromettendo il funzionamento dell’intera macchina.
  3. La fertilità dei suoli non è né assodata né uniforme e paesi non naturalmente fertili possono essere resi tali solo attraverso il massiccio ricorso a fertilizzanti inorganici perlopiù provenienti da altri paesi lontani. La supply chain dei fertilizzanti è un fattore di rischio critico per l’alimentazione mondiale.
  4. La specializzazione delle colture – fino a oggi vista come il modello organizzativo più razionale – è un altro fattore di criticità. Crop importanti come cacao e caffè sono prevalentemente concentrati in paesi che si caratterizzano per la loro forte instabilità sociale e politica. In gran parte dei casi, tale instabilità è proprio una conseguenza dell’aver relegato questi paesi al ruolo di produttori di cash crops, influenzandone pesantemente la politica e il modello di sviluppo.
  5. Pochi paesi concentrano – per tradizione, compatibilità dei suoli e congruenza rispetto alle strategie distributive globali – la produzione di colture fondamentali importate da tanti: basti pensare al riso. Gli sconvolgimenti climatici sempre più evidenti minacciano direttamente o indirettamente l’accesso al cibo anche per quella porzione di mondo per la quale questo è da sempre considerato scontato.

La nuova normalità

In un mondo globalizzato, nulla resta locale. Se ciò non fosse già stato chiaro, gli eventi degli ultimi tre anni lo hanno dimostrato drammaticamente.

  1. La ripresa della domanda di acciaio all’indomani della prima ondata di Covid ha provocato un aumento vertiginoso dei prezzi e una forte contrazione nella disponibilità della banda stagnata, con conseguenti enormi sofferenze per l’intero comparto conserviero nell’estate del 2021.
  2. L’invasione russa dell’Ucraina ha bloccato per molti mesi l’esportazione di olio di semi di girasole, costringendo l’industria alimentare a ricorrere a ingredienti alternativi e innescando un’ulteriore impennata dei prezzi.
  3. La guerra in Ucraina e lo scambio di sanzioni con la Russia hanno compromesso le esportazioni di fertilizzanti, rendendo economicamente non sostenibili molte colture.
  4. L’apporto delle vetrerie ucraine all’industria conserviera europea è venuto a mancare.
  5. Il blocco alle esportazioni di grano ucraino ha generato allarme nei mercati tradizionalmente forniti dall’Ucraina, (Medio Oriente e Nordafrica): ciò ha spinto i governi locali ad assicurarsi scorte di grano di provenienza europea e contribuito a mantenere i prezzi alti.
  6. Guerra e sanzioni hanno innescato un vertiginoso aumento dei costi energetici e gettato un fascio di luce sui rischi connessi alla grave dipendenza energetica di larga parte dell’UE dalle importazioni di gas russo.

Cosa c’è dietro l’angolo?

Gli scenari ipotizzati dagli analisti spaziano dall’atterraggio morbido – con una discesa dell’inflazione al 2% e PIL in ripresa già dalla seconda metà del 2023 – a una recessione globale con forte incremento della povertà fino al 2026.

E’ probabilmente realistico attendersi velocità variabili nella ripresa, derivanti non solo dalle diverse condizioni di partenza tra diversi paesi e regioni, ma anche da elementi che dobbiamo abituarci a considerare strutturali:

  1. L’accentuazione, estensione e maggiore frequenza di fenomeni climatici estremi,
  2. La dipendenza da fattori esterni al proprio controllo, (approvvigionamenti energetici, accesso ai fertilizzanti…)
  3. L’influenza di logiche speculative, (il gas non ha mai scarseggiato da febbraio del 2022, ma i suoi futures sono esplosi, scatenando una spirale inflazionistica devastante)
  4. Logistica sempre più costosa e “imprevedibile”: la nave incagliata nel Canale di Suez e le decine di migliaia di container “spiaggiati” nei porti cinesi bloccati dal lockdown ne sono un esempio.

Cosa si può fare?

Le logiche che ci hanno condotto fin qui non sembrano più adeguate ad affrontare la realtà di un mondo oramai popolato da oltre otto miliardi di esseri umani.

Schiacciati tra i fortissimi aumenti dei costi di energia e fertilizzanti, la riduzione delle aree coltivabili e l’impoverimento dei suoli e la pressione di mercati attenti a massimizzare la competitività, molti produttori sono scoraggiati dal seminare determinate colture, con conseguente contrazione dell’offerta e incremento dei prezzi. Il recente caso della carenza di cipolle nelle Filippine è un esempio significativo: il prezzo di questo prodotto si è decuplicato nello spazio di pochi mesi.

Gli stock mondiali di alcune commodities, (prima fra tutte il riso), sono ai minimi storici.

La guerra in Ucraina non sembra avviata a concludersi a breve termine e il cibo è un’arma potentissima.

Non esiste una ricetta unica e sicura, ma possiamo ricavare alcuni utili spunti da quanto osservato negli ultimi dodici mesi:

  1. Diversificazione delle fonti: la scelta più conveniente non è necessariamente la migliore. Appaltare la sicurezza delle proprie fonti di approvvigionamento alimentare ed energetico sulla base del loro costo espone a gravi rischi.
  2. Diversificazione delle varietà.
  3. Precedenza alla sicurezza delle forniture rispetto al prezzo.
  4. Maggiore tutela dei suoli e adozione di misure e tecnologie per contenere il consumo di acqua e facilitarne il riutilizzo.

Dietro ogni problema c’è un’opportunità.

Galileo Galilei